Hera si conferma fra le prime 25 posizioni del "Diversity and Inclusion Index" di Thomson Reuters
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Pensato per orientare gli investitori che guardano con interesse alle aziende impegnate in tutela della diversità, inclusione e sviluppo delle persone, l'indice valuta oltre 7.000 società quotate in borsa nel mondo e anche quest'anno indica il Gruppo tra le realtà di eccellenza. Con un risultato di 73,5 punti, Hera si è infatti piazzata seconda in Italia e 22esima a livello globale. E tra le multiutility è prima al mondo
Il Gruppo Hera si conferma tra le aziende più interessanti, in Italia e nel mondo, per gli investitori che guardano con favore alle realtà impegnate nella tutela della diversità e dell'inclusione. Il risultato, figlio dell'integrazione di tali politiche alla strategia di Gruppo, è stato decretato dall'edizione 2018 del "Diversity and Inclusion Index" di Thomson Reuters, che ha preso in esame un campione composto da oltre 7.000 aziende quotate a livello globale.
Hera, con un punteggio di 73,5 punti, è infatti risultata la seconda azienda in Italia e la 22esima al mondo di questo ranking internazionale. Eccellente, del resto, il piazzamento nel settore, con il primo posto a livello globale fra le multiutility.
Il "Diversity and Inclusion Index" è un indice ideato e realizzato dal colosso internazionale dell'informazione finanziaria Thomson Reuters, che analizza le performance delle società sulla base di molteplici fattori, riconducibili a quattro aree: diversità, inclusione, sviluppo delle persone e controversie legate all'esposizione sui media.
Positive, dunque, le performance del Gruppo Hera: dando concretezza alla rilevanza strategica delle politiche di diversità e inclusione, la multiutility continua infatti a puntare sullo sviluppo di percorsi di carriera interni e personalizzati, un indirizzo che ha consentito di raggiungere una percentuale di donne nei ruoli di responsabilità pari, nel 2017, al 31,3%. Complessivamente in aumento, la quota di personale femminile si conferma peraltro al di sopra della media del settore (24,3% contro il 15,9%). A questi dati va poi aggiunta una percentuale di impiegati con disabilità che tocca il 4,3% della popolazione aziendale e contempla anche ruoli manageriali.
Importante, da tutti questi punti di vista, il contributo che viene dalla formazione, dove si segnalano esperienze come i corsi di leadership e lo smart working, che favoriscono lo sviluppo delle risorse umane anche partendo dalle diverse caratteristiche di ciascuno (sesso, età, formazione, abilità, predisposizione e competenze).
Altri effetti positivi derivano senza dubbio dal piano di welfare aziendale, che in tante forme sostiene i dipendenti e le loro famiglie.
Non a caso, i risultati che emergono dall'indagine sul clima aziendale continuano a essere incoraggianti e trovano ulteriore conferma nell'assenza di controversie legate alla diversità e all'inclusione.
Tante, infine, le iniziative che danno concretezza al management delle pluralità, come le convenzioni per gli asili nido, i centri estivi, le numerose iniziative di conciliazione fra tempi di vita e di lavoro e le disposizioni in materia di congedi parentali, previsti non soltanto per le mamme e i papà ma anche per chi deve assistere parenti o anziani.
L'impegno del Gruppo Hera nell'ambito delle politiche di inclusione e tutela della diversità, d'altronde, parte da lontano e si consolida nel 2009 con la sottoscrizione della Carta per le pari opportunità e l'uguaglianza sul lavoro, con cui l'azienda si è impegnata, assieme ad altri attori pubblici e privati, nella lotta contro la discriminazione sul luogo di lavoro. Fondamentale, inoltre, è stata l'introduzione nel 2011 del Diversity Manager, che ha l'obiettivo di favorire ulteriormente i processi di sviluppo delle politiche di inclusione e di valorizzazione delle diversità. Da tempo, infine, Hera aderisce al quinto obiettivo per uno sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, specificamente dedicato alla parità di genere.