Con noi, l’olio vegetale pesa meno sull’ambiente
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Da olio vegetale esausto a biocarburante per i nostri mezzi operativi.
Economia circolare e coinvolgimento delle comunità locali al centro del nuovo progetto HOVE dedicato alle attività commerciali, per trasformare un potenziale rifiuto in risorsa
Le fritture di pesce, le cotolette, le patatine e le altre fritture, da oggi sono sempre più leggere. Grazie al nuovo progetto HOVE, infatti, la loro preparazione peserà meno sull’ambiente. Come? Trasformando l’olio esausto consumato nelle cucine delle varie attività in biocarburante. A testimoniarlo è uno che di cucine e cibo se ne intende: Valerio Braschi, giovane e ormai famoso chef vincitore della sesta edizione di Masterchef Italia, che ci ha affiancato per far conoscere il progetto e quanto bene all’ambiente può portare.
A chi è rivolto il progetto HOVE e come partecipare
La nuova iniziativa è rivolta a tutte le imprese che producono oli vegetali esausti (cosiddetti O.V.E.) come risultato delle proprie lavorazioni, in particolare ristoranti, tavole calde, alberghi, industrie alimentari. Noi ci occuperemo della raccolta degli oli, valorizzandoli integralmente e conferendoli alla bio-raffineria ENI di Porto Marghera dove verranno trasformati in biocarburante immesso nel gasolio ENI Diesel+. Questo sarà poi impiegato anche in alcuni dei nostri mezzi operativi. Per andare incontro alle esigenze delle singole imprese, il progetto HOVE prevede la possibilità di contenitori specifici, ritiro e trasporto personalizzato e consulenze tecnico-ambientali dedicate. Per partecipare è possibile contattarci attraverso il form dedicato sul sito all’indirizzo: www.gruppohera.it/hove
Un processo sostenibile, tracciato e certificato
Il progetto HOVE rappresenta un vero e proprio esempio di economia circolare e di coinvolgimento attivo per realizzare progetti di valore nell’ambito della sostenibilità e della tutela del Pianeta. Entrambi aspetti su cui siamo impegnati da sempre, nella convinzione che la tutela del Pianeta passi anche dal riuso delle risorse e da una cooperazione attiva con le comunità locali. Tracciamento e massima qualità sono al centro del progetto grazie alla certificazione da parte di un ente terzo, che garantisce la sostenibilità dell’intera filiera di trasformazione degli oli esausti, secondo lo schema nazionale dei biocarburanti e lo schema europeo ISCC (International Sustainability & Carbon Certification), in quanto il processo in tutte le sue fasi - dalla raccolta territoriale al pretrattamento fino alla produzione di biodiesel - genera emissioni di anidride carbonica dell’83% inferiori rispetto alla produzione di gasolio di origine fossile.
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